TRENTO, 6 settembre 2022 - Sono circa 36mila le imprese italiane che prevedono di adottare per la prima volta strategie legate alle tecnologie 4.0 entro il 2024. E una su quattro lo farà utilizzando le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). I dati emergono da una un’indagine condotta dal Centro Studi Tagliacarne su un campione di 4.000 imprese manifatturiere e dei servizi tra 5 e 499 addetti, rappresentativo dell’universo di riferimento composto da 494mila imprese.
Il 46% delle aziende che introdurrà processi o dispositivi 4.0 prevede nel 2022 aumenti di fatturato e il 51% conta di essere più presente sui mercati esteri. Il 70% delle imprese dichiara che farà leva sulla formazione per acquisire nuove competenze, mentre l’87% acquisirà nuovi lavoratori ad elevata specializzazione.
Il 67% dell’universo delle imprese oggetto dell’indagine (332mila in valori assoluti) non ha ancora investito in tecnologie 4.0. Una quota che sale al 70% al Mezzogiorno e caratterizza maggiormente i servizi (85%) rispetto al manifatturiero (60%). Più arretrate sono soprattutto le microimprese (con 5-9 addetti), l’84% delle quali è ancora fermo contro il 39% delle medio-grandi (50-499 addetti). Le 36mila imprese che prevedono infatti di iniziare a investire in tecnologie 4.0 tra il 2022 e il 2024 rappresentano invece l’11% del campione. La percentuale sale all’13% tra le imprese del Sud.
Nel prossimo triennio salirà così al 40% la quota delle “imprese 4.0” che nel complesso sfioreranno le 200mila unità. Le 36mila imprese che esordiranno entro il 2024 con investimenti nelle tecnologie abilitanti si aggiungeranno alle 162mila imprese che le hanno già adottate. «C’è una forte complementarietà tra investimenti in tecnologie 4.0 e la qualificazione delle risorse umane per aumentare il valore aggiunto dei prodotti, perciò il reperimento di profili professionali adeguati è un fattore strategico, ma anche critico - commenta Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne -. Oggi le imprese, infatti, denunciano difficoltà di trovare sul mercato più di un terzo delle figure ricercate con competenze 4.0».